Molte aziende mi chiedono se devono essere presenti su Facebook o Twitter, e se sì, cosa devono scrivere o fare. Altre mi chiedono ma è meglio aprire un corporate blog o una pagina su Facebook? Non a caso su questi argomenti ho incentrato il mio intervento allo SMAU di Roma “Facebook non ha ammazzato i blog, e ora c’è pure Twitter!“.
Ultimamente c’è stata una vera rincorsa da parte di molte aziende e attività commerciali ad aprire gruppi e pagine su FB, anche grazie al fatto che FB è gratis, per poi chiedere ossessivamente a tutti (amici, clienti, conoscenti) di diventare fan; quasi che avere il massimo numero di fan o amici equivalesse a essere più importanti o a incrementare il business.
Se l’approccio è fine a sè stesso dubito che sia molto efficace, tanto più Facebook si diverte a cambiare le carte in tavola molto spesso: è di pochi giorni fa la modifica dei fan in semplici “I like”(=mi piace).
Il fatto è che i social network non nascono per scopi commerciali e se si entra con lo spirito e il linguaggio sbagliato, non solo non si ottengono risultati, ma si rischia di essere bannati. Senza parlare dell’effetto boomerang di coloro che sono bersagliati da messaggi privati e inviti ad eventi: un vero bombardamento di spam indesiderato.
La verità è che questi siti sono nati per far divertire le persone: per farle incontrare, conoscere, dialogare, scambiare foto, video e link. Se un’azienda riesce ad entrare in questa ottica e magari far divertire i suoi (potenziali) clienti ecco che le possibilità di ritorni aumentano. Non è un caso che creare applicazioni sia una delle forme più intelligenti di promozione.
Usato con intelligenza Facebook ha una certa potenza comunicativa: se ho un gruppo di reali appassionati al mio settore/articolo/argomento, posso con un click inviargli comunicazioni e news con un tasso di risposta molto forte. I PR e chi organizza eventi si è accorto di quanto sia più veloce ed economico comunicare in questo modo.
Ma d’altra parte non dobbiamo dimenticarci che oltre alla sfera ludica, Fb ha un altro limite: la sua mutevolezza nel tempo. Tutto ciò che posto, pubblico, commento, linko oggi, domani sarà già sparito nel flusso delle conversazioni.
Questa è la principale obiezione che pongo a chi – organizzando eventi o pubblicando news spesso – non investe anche in altre forme di visibilità online, vedi ad esempio un blog.
E’ vero che oggi è più facile che ci siano commenti e interattività su Facebook rispetto a un blog, ma il blog mi permette di mantenere traccia di quello che, come azienda, faccio.
Insomma la questione è molto complessa, anche perchè nel frattempo si è aggiunto pure Twitter! Dove la tempestività e potenza di fuoco dei messaggi (basti pensare al terremoto di Haiti o all’Iran) va di pari passo a una estrema volatilità delle twittate! (tweet significa non a caso cinguettare).
Mi piacerebbe lanciare una discussione su questo blog, magari con esperienze portate da esempi reali, ma non siamo su facebook… Vi lascio una tabella dove ho provato a riassumere pro e contro dei vari strumenti.