La definizione “guerrilla Marketing” evoca echi di sanguinarie battaglie e dinamiche relazionali spietate. Infatti è di una “lotta all’ultimo sangue”, che si tratta: una sorta di “guerra di marketing” condotta con mezzi non convenzionali e senza alcuna inibizione.
Nel corso degli anni ottanta J.C.Levinson definiva questa tecnica come “il Marketing vincente, che le aziende dovrebbero applicare come filosofia a trecentosessanta gradi su strategia, mezzi e strumenti”. Oggi possiamo certamente affermare che queste tecniche di comunicazione non convenzionale consentono di ottenere il massimo della visibilita’e di catturare in pieno l’attenzione degli utenti, con messaggi incisivi e persuasivi. La spettacolarità è l’elemento caratterizzante, che determina un coinvolgimento emotivo e psicofisico da cui è difficile sottrarsi.
Le strategie del “Guerrilla Marketing “ a volte risultano suadenti e ipnotiche, altre volte aggrediscono e colpiscono inaspettatamente i consumatori che finiscono in ambedue i casi col perdere il controllo dei propri sensi e dei propri bisogni, comportandosi secondo schemi previsti e codificati. Sia che risultino “molto piacevoli”, alcune strategie di mercato, oppure “molto disgustose”, rimangono impresse comunque: questo è ciò che realmente importa , che se ne parli.
Oggi il “Guerrilla Marketing” non viene disdegnato né dalle piccole aziende, né dalle grandi multinazionali.
L’obiettivo del Guerrilla Marketing come vera e propria forma comunicativa fu definito da Levinson nel 1984 come “achieving conventional goals, such as profits and joy, with unconventional methods, such as investingenergy enstead of money”, cioè raggiungere obiettivi convenzionali, come profitti e successo, con metodi non convenzionali, investendo energia anziché soldi. Nel corso del tempo, sia negli Stati Uniti, sia nel resto del mondo si è assistito a varie forme di applicazione di tale strategia.
Siamo ormai abituati all’invasività e all’effetto ipnotico dei messaggi pubblicitari veicolati dai mass media. Quando ci va bene e siamo consapevoli di cio’ diciamo:”non sanno piu’ cosa inventare!!!” In effetti si deve inventare cose sempre piu nuove o nuovi modi sempre piu’ incisivi per raccontare la sessa cosa per …..sgominare la concorrenza.
Ecco che equipes di sociologi, psicologi, antropologi ,comunicatori, psicoterapeuti, ecc.. si riuniscono sotto la definizione di “pubblicitari” o “esperti di marketing” per indagare e studiare bisogni, gusti, tendenze, paure piu’ o meno inconsce, impulsi sessuali e chi piu’ ne ha piu’ ne trovi… di una “povera” ignara fascia di mercato che si è individuata come probabile utente, che se ne sta buona buona finchè un giorno, ad un tratto è colpita dal “fragore” di colori, musiche, aromi, vocaboli scelti ad hoc. Colti di sorpresa non rimane loro che soccombere e.. acquistare.
A colpi di comunicazione non verbale e paraverbale, tutti prima o poi a siamo caduti vittime della “Guerrilla Marketing”, chi consapevolmente, con una sorta di rassegnazione, chi inconsapevolmente.
L’effetto sorpresa, la novità e l’esagerazione sono gli aspetti caratterizzanti di questa scelta di mercato che deve a tutti i costi “far parlare di sé”.
La “Guerrilla” deve raggiungere il consumatore nei momenti e nei luoghi in cui non è attiva la sua “advertising cosciousness”, quando le sue reticenze e difese nei confronti dei messaggi pubblicitari sono abbassate, quindi quando è “senza armi”,…insomma, quando “meno se lo aspetta”!! Cio’ garantirà l’eco e la divulgazione del prodotto.
Nel prossimo post elencherò le principali mosse di attacco alla concorrenza a cui il Guerrilla Marketing ben facilmente si puo’ adattare.
Scritto da Lucia Scuteri