Analisi e riflessioni personali sul comportamento di indicizzazione dei siti internet ed il loro posizionamento fra le pagine dei risultati del più importante e famoso motore di ricerca del mondo.
Mediante l’introduzione del TrustRank, un nuovo algoritmo in grado per l’appunto, di valutare la qualità di ogni singolo sito, in funzione di caratteristiche ed attributi che vedremo fra poco.
Prima di iniziare, vorrei sottolineare il fatto che del Trustrank si conosce molto poco e che ogni spunto presente in questo articolo è puramente personale, derivante da esperienze e discussioni fatte sul campo con esperti nel settore SEO e Web Marketing.
Vediamo le motivazioni che hanno spinto il “motorone” californiano ad utilizzare/affiancare questo algoritmo a quelli già esistenti:
- eliminazione/riduzione dello SPAM dalle SERP (risultati delle ricerche)
- premiazione dei siti con contenuti ottimi
- miglioramento qualitativo delle SERP
- incremento della soddisfazione dell’utente finale
- fidelizzazione degli utenti e quindi dei clienti Adwords
In questi termini, passiamo ora a vedre la logica sul quale si fonda l’algortimo:
- i siti di elevata qualità non linkeranno mai spontaneamente un sito SPAM
- da qui il passaggio di fiducia dal sito linkante a quello linkato
- il valore del trustrank passato da un sito all’altro è inversamente proporzionale alla distanza fra i due siti. Pià i siti si allontanano meno trust viene passato
- il punto di partenza sono alcuni siti considerati importanti oppure SPAM da Google: i siti con elevato trust vengono chiamati HUBS oppure SEEDS
- Non ci soffermiamo su come Google abbia determinato i siti Hubs (buoni) da quelli cattivi in quanto non si conosce di preciso ne le liste ne il procedimento attuanto (probabilmente fatto in parte algortmica ed in parte umana).Tralasceremo anche il discorso dell’ottimizzazione algoritmica che i tecnici di Mountain View hanno apportato nel tempo al calcolo del trustrank introducendo parametri di tematicità (topic) delle matrici di link e del distrust che praticamente si oppone al trustrank in funzione dei link SPAM.A mio avviso, invece, potremmo soffermare la nostra attenzione sull’aspetto e le possibilità di trasmissione del Trustrank da un sito ad un altro.
A tal proposito, vorrei sottolineare il fatto che, al contrario del Pagerank, il Trustrank non è un valore attribuito in funzione di una precisa funzione matematica ad una singola pagina, ma all’intero sito.
Da questa affermazione quindi possiamo dedurre che il Trustrank è un valore qualitativo (non definito) che Google attribuisce ad un dominio.
Come viene trasferito il Trustrank?
Come già abbiamo anticipato, questa valutazione viene trasmessa principalmente tramite i link da un sito trust ad uno senza trust.
Quindi bastano solamenti i link per avere un forte Trustrank?
A mio avviso no, e vi riporto un esempio che per deduzione mi ha portato a crederlo.
Fino a 7 mesi un mio sito personale risultava essere molto ben posizionato (in prima pagina) in una serp estremamente competitiva “Web Marketing”. Questo sito, infatti, gode attualmente ancora di un elevato trustrank (dedotto dal fatto che per essere in prima pagina con quella keypharse non può esimersi dall’averne).
Purtroppo, questo sito ha un nome di dominio poco studiato a livello di marketing e non adatto per una società, ho deciso di comprare un nuovo dominio accattivante ed effettuare un redirect 301 da quello vecchio a quello nuovo. Difatti, questa tipologia di redirect garantisce un trasferimento di tutti i backlink acquisiti nel tempo dal vecchio al nuovo sito (compreso il passaggio di PageRank).
Dopo alcuni giorni, infatti le pagine del nuovo sito hanno sostituito quelle vecchie acquisendo, all’aggiornamento successivo, anche il pagerank. A questo punto, se il trustrank dipendesse solamente dai link che un sito riceve, il nuovo sito doveva sostituire (grosso modo) le posizioni in serp di quello vecchio.
Niente affatto! Il sito è tuttora invisibile per quella keyphase… perchè? A mio avviso, la spiegazione viene dal calcolo non puramente matematico nel conteggio dei link del trustrank, che si basa anche sull’anzianità del dominio e dal suo comportamento nel tempo (BigTable).
Seguendo questa teoria, ho eseguito alcuni test su altri miei siti e dai quali ho dedotto, in sintesi, che il trustrank:
1) Riguarda il dominio e non le pagine del sito
2) Si acquisisce in due modi:
– tramite i link (tipo pagerank)
– dal sito madre ai domini di terzo livello, difatti i siti residenti su sottodomini di siti che offrono per esempio spazio web gratuito, non subiscono alcun effetto SandBox (anche se questa in realtà non esiste, gli effetti del trustrank sugl’indici produce effetti simili). Questo perchè appunto i domini di terzo livello ereditano tutto o in parte (difficile a dirsi) il trustrank del sito madre3) Nella sua formula, molto probabilmente considera:
– età del dominio (trust direttamente proporzionale all’età del sito)
– tematicità del dominio nel tempo (più il sito ha trattato quegli argomenti nel tempo, più il sito avrà trust)
– tematicità e trust dei backlink
– durata e crescita dei backlink nel tempo
– SPAM e distrust dei backlink (trust inversamente proporzionale alla quantità e “spudoratezza” di siti spam che cedono il link)Detto ciò, possiamo affermare che, paradossalmente una pagina potrebbe avere un trustrank elevato (perchè derivante dal dominio in cui risiede) senza ricevere alcun link e quindi: pagerank nullo ed elevato trustrank.
Questo, non sarebbe possibile se il trustrank si trasferisse solamente con in backlink e fosse un termine di valutazione per singole pagine.
Concludendo, attualmente circa l’80% del posizionamento su Google è determinato da questo algoritmo pertanto ogni singola informazione, deduzione ed intuizione di questo può rivelarsi vincente in una strategia di promozione organica. I consigli sono sempre gli stessi: buoni contenuti, una “sana” promozione on-line e di linkbuiling, ma soprattuto un augurio che ricorda tanto gli anni 80: che il Trustrank sia con te e con il tuo sito!
A cura di Michele De Capitani
Prima Posizione Srl